Non rimandare a domani ciò che potresti gustare oggi.
Nell’immaginario comune, i mesi che anticipano l’estate sono quelli in cui tante persone cominciano a prepararsi alla prova costume. Improvvisamente, quei chiletti di troppo non ci stanno più e devono scomparire.
È così che ci si mette in riga dopo i bagordi alimentari delle feste natalizie, si riprende l’attività fisica per smaltire gli eccessi, si entra nel mood salutista. E si rimanda il momento in cui coccolarci con qualche leccornia fresca e genuina.
Una cosa è certa: in Romagna, fare i bravi è difficilissimo.
Le tentazioni gastronomiche sono dappertutto. È sufficiente girare l’angolo per rischiare di essere investiti dal profumo della piadina o per vedere qualcuno seduto a un tavolo con una bella zuppa inglese.
A queste condizioni, dimagrire è un’impresa da eroi e la tradizione romagnola resta un irriducibile diavolo tentatore.
A proposito, ma cosa si mangia in Romagna in questo periodo di nebbie e basse temperature?
La cucina romagnola, un po’ di terra e un po’ di mare.
I piatti tipici della tradizione romagnola prevedono ingredienti di provenienza contadina e altri più vicini alla cultura marinara.
La carne è indubbiamente molto presente (pensiamo al brodo e al ragù), soprattutto nell’entroterra, e il pesce si difende più che bene sulla costa. A Marina Romea, ad esempio, le proposte gastronomiche a base di pesce azzurro e vongole sono molto numerose.
Aggiungi un posto a tavola… sì, ma per mangiare cosa?
Quando in Romagna ci sono freddo e nebbia, come in questo periodo, ci sono alcune tipicità che si mettono in tavola. Servono a difendersi da quel che viene localmente chiamato freddo becco, freddo della malora e freddo baluba.
Vuoi conoscere gli antidoti a qualsiasi tremore invernale?
Beh, in questo senso, sicuramente i cappelletti hanno un ruolo di prim’ordine!
La tradizione li vuole immersi in un buon brodo caldo, di gallina oppure di cappone. Molti li preferiscono asciutti col ragù, che comunque sanno il fatto loro.
Il cappelletto romagnolo si differenzia dal tortellino emiliano per le dimensioni, la chiusura e il ripieno. Sono infatti più grandi, vengono chiusi unendo le due estremità del triangolo (e non attorno al mignolo) e contengono generalmente Parmigiano e un pizzico di noce moscata (niente carne!).
Altro antidoto contro il freddo è rappresentato dai passatelli in brodo.
I passatelli sono come dei cilindretti di pasta che vengono prodotti usando il cosiddetto ferro dei passatelli o un comune schiacciapatate a fori larghi.
Il passatello è fra i piatti più amati della tradizione romagnola. La loro consistenza li rende perfetti per adulti e bambini. E c’è da dire che i loro ingredienti (di base Parmigiano, pan grattato, scorza di limone e noce moscata, ma qualcuno usa anche le uova) sono una garanzia!
Una garanzia di altissimo gusto, ovviamente, anche asciutti!
Anche il risotto con le poverazze ha il suo perché, in Romagna, anche d’inverno.
Giusto per chiarire, le poverazze sono le vongole dell’Adriatico, chiamate così perché un tempo erano il cibo delle persone povere che, dopo le mareggiate, andavano in spiaggia per raccoglierne in abbondanza.
Il risotto alle poverazze prevede l’uso del riso Carnaroli ed è uno dei must della Romagna, soprattutto sulle coste.
Stesso discorso vale per i calamari ripieni, altra chicca locale!
Di solito, vengono serviti insieme a un sugo delizioso perché frutto della combinazione di sapori di aglio, olio EVO, pomodoro fresco, vino bianco, pepe e calamari (ovviamente!).
Beh, sulla piadina c’è poco da dire se non che rientra fra i cibi degli Dèi…
Buona da sola o farcita con salumi, formaggi o pesce come il polipo, i sardoncini e il salmone marinato, la piadina può prevedere o meno lo strutto all’interno del suo impasto. Sono ormai diversi i locali di Marina Romea che la propongono in versione vegana, quindi priva di questo ingrediente di origine animale, più amica della linea e della digestione.
E per dessert, cosa gradisci?
Due dessert della tradizione romagnola sono senza dubbio la zuppa inglese e il latte imperiale.
La zuppa inglese è un dolce bellissimo da vedere e buonissimo da mangiare.
Ingredienti come l’alchermes, la crema pasticciera, i savoiardi (o il pan di Spagna) e il cacao si combinano per creare un gran bel contrasto cromatico.
Essendo un dolce che prevede uova, zucchero e latte, è bello sostanzioso.
Il latte imperiale è meno comune, trovarlo richiede qualche sforzo in più. La sua bontà è difficilmente descrivibile a parole.
Si tratta anche in questo caso di un dolce al cucchiaio a base di tuorli d’uovo, latte e zucchero.
È il risultato di una lunga cottura del latte che, via via, si riduce per poi essere cotto a bagnomaria e lasciato a riposo in frigo. Solitamente, lo si serve accompagnato da un sugo dolce di zucchero caramellato. Divino!
“Romagna” non fa rima con “dieta”.
Eh no, decisamente no. E quelli che hai letto sono solamente alcuni dei piatti tipici!
La tradizione ne annovera molti ma molti di più, tutti abbastanza calorici e sostenuti.
D’altronde, si sa, la Romagna è terra di piacere…
E allora perché non abbandonarci a quelli del palato, specie ora che abbiamo la scusa dell’inverno?
Quand’è così, che le danze abbiano inizio: buon appetito!