Nutria sì, nutria no. Il dibattito da alcuni anni appassiona gli animalisti e i detrattori dell’invadente e prolifico roditore. Questo mammifero di origine sudamericana ha conosciuto il suo momento di massima gloria nel secolo scorso, quando grazie alla sua pelliccia fortemente richiesta per scopi commerciali vide crescere la propria fama soprattutto presso le “signore bene”. Reputazione definitivamente crollata nel corso degli anni Novanta, nel momento in cui la strada del goffo mammifero incrociò quella della sobria top model Naomi Campbell, promotrice di una campagna ecologista. Lo sciogliete le righe che ne seguì causò una vera propria invasione delle campagne e degli ambienti umidi di Europa, Americhe ed Asia, dove la nutria si rivelò un autentico flagello per flora e fauna autoctona.
Del tutto disinteressato alla presenza dell’uomo e fortemente predisposto all’adattamento ambientale, questo roditore trova nei paludosi dintorni di Marina Romea il suo habitat naturale. La zona della Pialassa della Baiona e i corsi d’acqua circostanti ospitano infatti consistenti colonia di nutrie, visibili anche alla luce del giorno nonostante le abitudini prettamente notturne dell’animale. Tra le varie postazioni da cui effettuare il nutria-watching (passatempo sempre più in voga e destinato negli anni a soppiantare le altre forme di turismo animalista) spicca senza dubbio la torretta di Valle Mandriole, situata tra il fiume Lamone e la Valle della Canna. Da qui è possibile osservare le nutrie alle prese con le loro faccende quotidiane, non particolarmente movimentate considerandone il carattere mite e la proverbiale pigrizia. Oltre alle inevitabili attività di edilizia acquatica (costruzione di tane e piattaforme galleggianti), questi castori “de’ noantri” si dedicano perlopiù al procacciamento di cibo, presente in notevole quantità, ed alle relazioni sociali, consistenti principalmente nel radunarsi in piccoli assembramenti e contemplare in muto e immobile atteggiamento il meraviglioso paesaggio circostante.
Tutta la zona attraversata dalla statale 309 Romea e l’oasi protetta di Punte Alberete rappresentano un ecosistema ideale per lo stanziamento della nutria, in ragione delle specifiche caratteristiche morfologiche e della notevole presenza di specchi d’acqua e vegetazione palustre. Spostandosi poi verso il mare è possibile ammirare altri insediamenti lungo l’argine del Lamone e ai margini del bacino lagunare, dove la presenza umana non sembra disturbare l’apatico topone, a conferma di una avverabile convivenza nonostante gli stili di vita diametralmente opposti delle due specie. Non è infrequente scorgere diversi esemplari aggirarsi tra i capanni da pesca presenti in gran numero in zona, alla ricerca di cibo o soluzioni abitative di maggior pregio. Rari, comunque, gli avvistamenti all’interno dell’agglomerato urbano di Marina Romea, nonostante l’immediata vicinanza con la Pialassa Baiona.
Ancora tutte da dimostrare, infine, le teorie circa l’indole prettamente suicida della nutria. Chiunque si trovi a percorrere la strada Romea nota con stupore la processione infinita di cadaveri ai lati della carreggiata, pasto prediletto e gratuito per volatili come gazze e gabbiani. Dagli impressionanti racconti di automobilisti e camionisti emerge come i roditori, appostati quatti quatti tra la vegetazione ai margini della via, si lancino improvvisamente sull’asfalto come in preda ad una smania da roulette russa, riportando spesso la peggio e mettendo in ogni caso a repentaglio l’incolumità dei guidatori.